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LA MISURAZIONE DEL CAMPO AMBIENTALE NELLA PSICOSTASÌA FISIOGNOMICA

 
 

La solidità dei corpi quale espressione specifica di una cooperazione di parti elementari finalizzata a contrastare una ostilità ambientale
Chi ha capito l’essenza della Psicostasìa Fisiognomica sa che essa è la più sconvolgente scienza della storia umana.
Tale scienza è basata sulla scoperta che la forma dei corpi è creata dalla “NATURA” seguendo un criterio matematico.
Nel senso che, ogni animale viene creato mettendo nello spazio tridimensionale  le sue parti costitutive elementari (cellule), una attaccata all’altra, in posizioni idonee a superare una specifica difficoltà esistenziale.
Per capire tale concetto può essere utile il seguente esempio.
Immaginiamo che la NATURA sia espressa da una persona che si trovi su un’isola disabitata, nella quale siano presenti solo un’infinità di “mattoncini” (anche differenti tra essi) attaccabili l’uno all’altro (come fossero dei LEGO).
Consegue da ciò che tale persona, per continuare ad esistere, tende istintivamente ad usare tali mattoncini per bere, per mangiare, per farsi un’arma, per costruirsi un alloggio, eccetera.
Ogni cosa dell’Universo (e quindi anche la persona di cui all’esempio) è infatti dotata dell’istinto ad evolversi quando potrebbe vincere le ostilità ambientali e, per contro, è dotata dell’istinto ad autodistruggersi quando le difficoltà di vivere non possono essere superate.
A seguito di ciò, tale persona potrebbe costruirsi una ciotola per raccogliere l’acqua piovana.
Potrebbe costruirsi un bastone con cui colpire eventuali animali da mangiare.
Potrebbe crearsi una specie di capanna, eccetera.
L’esistenza di una ciotola, oppure l’esistenza di un bastone, oppure l’esistenza di una capanna è espressa dal seguente semplice fatto: dal come sono attaccati i citati mattoncini per creare la FORMA di una ciotola, per creare la FORMA di un bastone, per creare la FORMA di una capanna, eccetera.
Tante forme che, più esse debbono essere GRANDI per esprimere la loro funzionalità, più esse richiedono un grande numero di mattoncini uniti tra loro.
Ipotizzando che nel citato esempio, le ciotole, il bastone, la capanna, siano degli animali, possiamo dedurre che la loro FORMA, di fatto, è ciò che conferisce ad essi la loro INDIVIDUALITÁ.
Una individualità che è creata dal COME tali mattoncini sono uniti tra di loro.
Infatti, ogni singolo mattoncino ha la sua posizione rispetto agli altri mattoncini che è derivante da una NECESSITÁ di costruire l’INSIEME voluto (la ciotola, il bastone, la capanna).
Una necessità che, concettualmente, è paragonabile ad una ESIGENZA EVOLUTIVA ESISTENZIALE da appagare mediante un  certo specifico mattoncino che sia posto in una specifica posizione.
Una posizione spaziale da definire: per collegarsi ad altri specifici mattoncini, da scegliere tra tutti gli altri, con cui rendere stabile ciò che si sta costruendo.
 
 
La solidità del volto umano creata ordinatamente da innumerevoli “granuli elementari”
Dal citato esempio si può (in qualche modo…….) intravedere una similitudine con ciò che, ogni punto materiale del volto umano (come ogni mattoncino dell’esempio), significa per l’INSIEME di tali punti.
Un INSIEME di “mattoncini” che, nel volto umano, sono i milioni di cellule biologiche che lo formano.
Si può pertanto dedurre che, ogni punto della superficie risultante da una cellula attaccata ad un’altra (per creare lo spessore materiale della forma) è espressivo di una VITTORIA (costituita dal fatto che tale punto ESISTE, VIVE….perchè esso ha agito in un verso evolutivo) derivante dal superamento di una difficoltà esistenziale chiamabile anche PERICOLO.
Tali “vittoria” e “pericolo” sono dunque due elementi in relazione tra essi e, pertanto, in grado di costituire una ENTITÁ PUNTIFORME  (cioè un punto geometrico) collocabile in un usuale DIAGRAMMA CARTESIANO, dal quale rilevare il rapporto con altre coppie “vittoria – pericolo”.
Ovvero, la propria disposizione nello spazio rispetto alle altre entità puntiformi per creare TANTE LINEE.
Un rapporto deducibile dalla FORMA che una linea così determinata, possiede quando è inquadrata negli usuali assi cartesiani (X e Y, ovvero ascisse e ordinate): ognuno INDIVIDUANTE il valore della singola “vittoria” ed il valore del “singolo pericolo” connessi alla singolarità della citata entità puntiforme.
Siamo così giunti al concetto di LINEA, ovvero a tutte quelle linee che, la matita di un disegnatore, deve tracciare per fare il ritratto ad una persona.
Quelle linee sono, dunque, innumerevoli forme di linee inquadrabili in un diagramma cartesiano.
Tale diagramma cartesiano è quello traente la perpendicolarità dei suoi tre assi dalla bidimensionalità del piano orizzontale del suolo e dalla verticalità stabilita dalla forza gravitazionale rivolta verso il centro della Terra.
Di fatto, in ogni diagramma cartesiano contenente le linee determinanti la forma dei corpi, è sempre presente un asse in cui sono espresse variazioni delle difficoltà realizzative dell’esistenza sintetizzabili in un concetto di pericolosità.

Il trasferimento delle astrazioni sulla concretezza del volto umano
In tale diagramma cartesiano è dunque presente un asse preposto a rappresentare il citato “PERICOLO”.
Una “quantità” di pericolo che deriva da tante cellule, disposte una attaccata all’altra per creare la grossezza di una testa, ovvero di un naso, ovvero di una bocca, ovvero di un orecchio e di altre tipiche parti di un volto umano.
Ecco dunque che, più una linea del naso (per esempio) è lunga, più l’individuo (ovvero la costruzione del corpo dell’individuo necessario per conferire ad esso la sua vita, la sua esistenza) si è organizzato a fronteggiare entità di pericolo molteplici (numerose…..).
Quando si nasce, si possiede il tipico corpo di un  neonato che, essendo piccolo, ha piccoli anche il naso, la bocca, eccetera.
Poiché quando si è allo stato di neonati si è privi di qualsiasi difesa, consegue da ciò che il pericolo sovrastante tale neonato è uno solo: il massimo.
Cioè il neonato si trova a confrontarsi sempre con un ambiente che può determinare la sua morte in modo facilissimo.
Il neonato si trova pertanto in rapporto con un ambiente che, rispetto a lui, è FORTISSIMO.
Tuttavia, man mano che cresce, tale neonato diventa un bambino, poi un ragazzo, poi un uomo adulto: fino ad acquisire la statura di quasi due metri, con cui rendere l’ambiente in cui vive sempre più innocuo, sempre più debole e facilmente dominabile.
Si ha dunque che, ogni persona ha un proprio sviluppo corporeo e, pertanto, anche le lunghezze delle linee del suo volto possono acquisire lunghezze molteplici: ogni individuo ha pertanto un naso (per esempio) avente lunghezze differenti dalle lunghezze dei nasi di altri individui.
A seguito di ciò, sorge un problema di valutazione dell’entità dei pericoli ambientali rappresentati ordinatamente sullo specifico ASSE CARTESIANO DEI PERICOLI AMBIENTALI.

Un approccio empirico giustificato
I diagrammi cartesiani sono tipicamente il mezzo ideale per stabilire le variazioni  che un certo valore PRECISO (asse X) subisce rispetto alle variazioni possibili di un altro valore PRECISO (asse Y).
Tali valori sono PRECISI  perché espressi da entità numeriche.
Per esempio, un diagramma SPAZIO – TEMPO che consente di conoscere la distanza percorsa, viaggiando ad una velocità costante, dopo un certo tempo.
Poiché le distanze sono facilmente misurabili con il metro ed il tempo è facilmente misurabile con il cronometro, un diagramma cartesiano potrebbe offrire la precisione assoluta tipica dei numeri.
Nel caso della Psicostasìa Fisiognomica invece, i numeri da riportare sui due assi cartesiani non sono forniti da strumenti di misura scientifica, bensì da soggettive percezioni psicologiche.
Per esempio, consideriamo il pericolo che potrebbe rivestire un bambino con una pistola in mano: non si può quantificare tale pericolo con un numero preciso, ma solo con un numero approssimato, perché si dovrebbero conoscere TANTI FATTORI  cooperanti a stabilire il grado di pericolosità della citata situazione di un bambino che ci minacci con una pistola.
Per esempio, quanto è distante da noi, che tipo di pistola ha in mano, se ha volontà di sparare, se la “persona – bersaglio” è inerme oppure è armata anch’essa, eccetera.
In tale situazione si ha pertanto la possibilità di stabilire un grado di pericolo APPROSSIMATO, ovvero che potrebbe essere rappresentato sull’asse del pericolo del diagramma cartesiano da molteplici numeri differenti.
Al punto, da poter definire la situazione solo come poco pericolosa, oppure molto pericolosa, dipendentemente dalla capacità reattiva della persona – bersaglio che è in rapporto con il citato bambino armato e minaccioso.
Ecco pertanto che, analizzando un naso con i criteri della Psicostasìa Fisiognomica (che sono criteri comuni a tutti), è opportuno avvalersi di una convenzione di approssimazione.
Cioè, di regole interpretative volte a ridurre le difficoltà di analizzare nasi di lunghezza differente, bocche di lunghezza differente, orecchie di lunghezza differente, eccetera.
Tale approccio convenzionale è illustrato dalla allegata Figura 1.
Ipotizziamo di dover stabilire QUANTO È ESTESO il CAMPO AMBIENTALE in cui un individuo, avente il PROFILO NASALE disegnato nella Figura 1, ha ritenuto geneticamente opportuno coinvolgere le proprie risorse vitali.
Innanzi tutto, va premesso che qualsiasi profilo nasale è costituito da una qualsiasi linea curva A (differente da quella di qualsiasi altro individuo).
Inoltre, va considerato il fatto che tale curva è stata COSTRUITA  (cellula su cellula) dall’organismo in base a specifiche variazione che l’angolo geometrico B (formato dalla tangente geometrica C in ognuno degli innumerevoli punti geometrici D costitutivi della citata curva A del profilo nasale) subisce relazionandosi con la molteplicità delle situazioni ambientali.
Tutte le situazioni ambientali sono accomunate da un loro specifico contenuto di pericolo, oppure di libertà di azione, oppure di un altro generico fattore di relazione.
Ciò significa che, tale contenuto di pericolo (o di altri fattori di relazione), ha sempre un VALORE MASSIMO G (massimo pericolo di morte espresso dalla linea fissa del valore zero) ed un valore minimo H (assenza di pericolo di morte espressa dalla linea delimitante l’estensione del campo ambientale).
Questa differenza di valore è rilevabile sulla forma del naso (o di qualsiasi forma di qualsiasi parte del corpo dell’animale – uomo) mediante una usuale lunghezza geometrica, misurabile pertanto in millimetri o in centimetri.
Questa usuale lunghezza geometrica è dunque misurabile mediante una tipica scala millimetrica E; ovvero, anche da una tipica scala centimetrica F.
Dalla Figura 1 possiamo pertanto rilevare che la distanza tra il valore massimo G ed il valore minimo H (concettualmente raffigurati dal centro dei rispettivi cerchietti) ha un valore di 96 millimetri.
Ciò consente di stabilire che, l’individuo raffigurato in Figura 1, ha un profilo nasale che è in relazione con un CAMPO AMBIENTALE lungo 96 mm.
Altri individui potrebbero, ovviamente, avere un loro profilo nasale di lunghezza differente: per esempio 16 millimetri, oppure 43 millimetri, oppure 78 millimetri, eccetera.
È significativo rimarcare che, un neonato, ha un profilo nasale cortissimo: per esempio 9 millimetri.
Tale neonato può interagire infatti con un ambiente esterno poco ampio: TUTTO E TUTTI sono più forti di lui e, perciò, tali situazioni ambientali di riferimento sono raggruppabili in pochissimi VALORI DI PERICOLO: ovvero, solo ambienti espressivi di un pericolo massimo.
Quando poi tale neonato diventerà un adulto, il suo profilo nasale aumenterà proporzionalmente la sua lunghezza fino a valori massimi.
In tal modo, tale individuo esprimerà le sue risorse psichiche e biologiche (capacità di interazione psichica, forza fisica…) in un campo ambientale dotato di una lunghezza molto estesa, idonea a comprendere sia situazioni ambientali di grande pericolo, sia situazioni ambientali di scarso pericolo.
In merito a ciò, si può facilmente constatare che personaggi pubblici famosi che come tali sono in relazione con moltitudini di persone sconosciute (il popolo, gli ammiratori dei personaggi dello spettacolo, della politica…..) hanno nasi molto lunghi.

Il valore angolare delle tangenti geometriche quale base della Psicostasìa Fisiognomica
Nella Figura 1 si può notare che la delimitazione della lunghezza del CAMPO AMBIENTALE  è stabilita da due punti (macroscopicamente illustrati con due cerchietti G e H).
Tale modalità di delimitazione del campo ambientale riguarda l’analisi del naso.
L’analisi di altre curve del volto può comprendere delimitazioni attuate secondo altri criteri che, a titolo di esempio, sono illustrati nel mio libro BAGLIORE MESSIANICO 1: Psicostasìa Fisiognomica.
Comunque riferendoci alla Figura 1 citata e qui presente, si può  vedere che tali punti sono associati ad una loro tangente geometrica che è verticale.
Si può anche vedere che il punto geometrico G (collocato più in alto) è un punto posto sul fondo di una concavità (inizio del naso dopo la linea della fronte).
Per contro, il punto collocato più in basso è un punto geometrico posto sulla sporgenza anteriore massima, o sommità della punta del naso.
In entrambi i punti, pertanto, può passare una specifica tangente geometrica verticale:
vicina agli occhi nella zona posta in alto vicina alla fronte, e vicina alle narici nella zona posta in basso.
Ciò significa pure che, oltre tali punti G e H, la linea del profilo nasale può relazionarsi solo con tangenti che formino ANGOLI NEGATIVI, cioè con valori opposti a quelli positivi (per esempio l’angolo B indicante un Bisogno di Amore quantificato dal valore di + 39°) che le tangenti geometriche possono realizzare con i punti costitutivi della linea del profilo nasale.
Ecco pertanto che, realizzandosi valori angolari positivi (B) sulla linea del profilo nasale compresa tra il valore massimo G ed il valore minimo H, si ha che i valori angolari negativi che le tangenti geometriche possono creare su curve del volto che proseguano oltre i punti G e H (cioè verso la fronte e verso le narici) esprimono entità concettuali differenti.
Cioè esprimono significati di caratteristiche psicologiche differenti.
Per tali ragioni, nel caso del profilo nasale, la curva del BISOGNO di AMORE che essa rappresenta è solo quella compresa tra i citati punti G e H.
Ciò implica pertanto che, il CAMPO AMBIENTALE attinente la curva espressiva del PROFILO NASALE (ovvero del bisogno di amore dell’individuo) è soltanto quello compreso tra i citati due punti G e H, perché oltre tali punti le tangenti geometriche determinano valori angolari negativi (rispetto ai valori positivi che esse determinano quando sono applicate alla curva del BISOGNO di AMORE).
Tali zone delle linee con inclinazioni negative esprimono pertanto un altro tipo di caratteristica psicologica, concettualmente attinente con l’OPPOSTO del citato bisogno di amore.
Si ha pertanto che i punti di inizio  di tali zone negative determinano i punti di fine del campo ambientale positivo.
Dopo tali precisazioni (pedanti, ma indispensabili per conferire alle linee del volto il loro significato celato all’intelligenza umana nei millenni passati), si è giunti ad una certa lunghezza geometrica di qualche centimetro nella quale sono espresse, con modalità analogica, tutte le possibili situazioni di vita con le quali l’individuo ritiene necessario confrontarsi per vivere.
Tale lunghezza geometrica è costituita da un numero INFINITO di punti matematici, ognuno con il suo ruolo nell’equilibrio psicologico dell’individuo.
Nel senso che, nelle normali condizioni di vita si hanno le linee del volto basilari (per esempio la linea del bisogno di amore indicato dal profilo nasale, oppure la linea della sessualità indicata dal dorso nasale visto dal davanti, oppure la linea della violenza indicata dalla congiunzione delle labbra, eccetera) che sono lunghe pochi centimetri, ma che sono formate da un numero di punti geometrici praticamente illimitato.
Da tale fatto risulta che, la valutazione di una qualsiasi situazione ambientale, può essere soltanto approssimata.
La precisione può derivare soltanto da conoscenze pratiche tratte da rilievi statistici.
Peraltro, va considerato che la citata approssimazione è proporzionale alla brevità del tempo disponibile per correlare la posizione di un punto presente sulla linea del volto al valore ambientale in cui il significato o l’azione del citato punto si estrinseca.
Ecco pertanto che, disponendo della sola istantaneità del “colpo d’occhio”, possiamo rilevare che tale punto è IN ALTO oppure è IN BASSO, dividendo in modo astratto la linea verticale del CAMPO AMBIENTALE illustrato in Figura 1 in due parti: appunto una parte posta in alto, ed un’altra parte posta in basso.
Disponendo invece di maggiore tempo per rilevare la COLLOCAZIONE DI UN PUNTO DELLA CURVA (naso di profilo in Figura 1) GENERANTE UNO SPECIFICO VALORE AMBIENTALE MEDIANTE LA TANGENTE APPLICABILE SU DI ESSO PER CONOSCERE (proporzionalmente all’angolo da essa creato) L’ENTITÁ DELL’AMORE AMBIENTALE DI CUI L’INDIVIDUO HA BISOGNO PER VIVERE, si può astrattamente dividere la LUNGHEZZA del citato CAMPO AMBIENTALE IN UN NUMERO DI PARTI MAGGIORE.
Riferendoci alla Figura 1, vediamo infatti una possibile divisione in tre parti: CAMPO AMBIENTI DEBOLI, CAMPO AMBIENTI MEDI, CAMPO AMBIENTI FORTI.
Se poi volessimo una maggiore precisazione della collocazione del citato punto della curva di nostro interesse, si potrebbe dividere la LUNGHEZZA DEL CAMPO AMBIENTALE nelle seguenti sei parti:

·      campo degli ambienti ipo – deboli
 
·      campo degli ambienti deboli
 
·      campo degli ambienti medio – deboli
 
·      campo degli ambienti medio – forti
 
·      campo degli ambienti forti
 
·      campo degli ambienti iper – forti

Se poi volessimo una precisione maggiore, potremmo individuare il citato punto della curva (profilo nasale in Figura 1) con il numero di centimetri indicante la sua distanza dal punto ZERO.
Così per esempio, un qualsiasi punto D potrebbe essere definito come AMBIENTE 2.
Se poi volessimo una precisione di collocazione anche maggiore, si potrebbe usare la SCALA IN MILLIMETRI illustrata in Figura 1, cosicché il citato punto D potrebbe essere definito AMBIENTE 17.
Ecco dunque che, un qualsiasi punto di qualsiasi linea formante il volto umano potrebbe avere un VALORE DI COLLOCAZIONE nell’ASSE DEGLI AMBIENTI (Campo Ambientale) con differenti precisioni.
Riferendoci all’esempio del punto D citato si ha pertanto che esso ha un VALORE AMBIENTALE DI RELAZIONE  che potrebbe essere definito nei seguenti differenti modi:

AMBIENTE FORTE  (campo degli Ambienti Forti)
 
AMBIENTE FORTE  (quasi Ambiente Iper – Forte nella suddivisione in sei parti)
 
AMBIENTE 2  (quasi due centimetri)
 
AMBIENTE 17  (diciassette millimetri).

Queste precisazioni interpretative della misurazione del Campo Ambientale nei diagrammi cartesiani della Psicostasìa Fisiognomica riguardano qualsiasi linea del volto umano e…….di qualsiasi animale!

 
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